Con questo articolo voglio inaugurare una rubrica dedicata alla documentazione base su armi, armature, eserciti e battaglie, pensata per gli scrittori che intendono mettersi alla prova con un romanzo storico ambientato nel Medioevo, ma anche con un fantasy alla Game of Thrones, che risulti sì fantasioso ma non campato in aria.
Mi sembra opportuno iniziare dall’arma primaria, cioè quella che il protagonista usa più spesso. Si tratta quasi sempre di spada, ascia o lancia. Certo, ci sono tante variabili: bastone, martello, mestoli di bronzo magico, ma in generale le prime tre citate sono le più diffuse. E allora esaminiamole brevemente e vediamo quali caratteristiche vengono ignorate più spesso.
SPADA
Spesso noto una certa attenzione per i nomi delle varie parti della spada. Elsa, codolo, pomolo, filo, punta, ecc. Molti scrittori usano i vari termini con un gusto per il particolare tecnico che a volte va a danneggiare la scorrevolezza del racconto. Per questo salterò a pie’ pari la classica illustrazione della spada con tanto di freccette e nomi: utilissima, per carità, ma potete trovarla ovunque. E mi sa che la conoscete già fin troppo bene.
Il piccolo dettaglio che viene spesso trascurato è il costo della spada. Basta fare un confronto con qualsiasi altra arma per capire che la quantità di metallo impiegata è molto più grande. E mentre il legno si trova in abbondanza nel bosco vicino casa, il metallo è più difficile da reperire, e spesso va comprato. Inoltre, per un fabbro realizzare una spada non è semplice quanto produrre una testa d’ascia, e questo comporta costi ulteriori per potersi permettere maestranze adeguate.
Il costo comporta un limite nella diffusione dell’arma. In parole povere, la spada viene utilizzata prevalentemente da persone facoltose e specificamente addestrate, come i cavalieri. Per questo mi perdonerete se con tutta sincerità vi dico che sono stanco di leggere la storiella di Ragazzo Impavido, l’eroe predestinato e inconsapevole che riceve una spada (spesso preziosa e rara, magari magica) da Figura Paterna e poi, nel giro di qualche mese, da ragazzotto goffo e timido qual è diventa un guerriero provetto capace di sconfiggere in un batter d’occhio gruppi di persone con anni di esperienza e addestramento alle spalle. Ho capito che il vostro protagonista deve vincere e non deve morire (salvo Finale Strappalacrime), ma la cosa non dovrebbe minare il senso di credibilità della storia.
La spada ha indubbiamente un grande fascino ed è un’arma efficiente, utile sia per fendere che per trafiggere e – in una certa misura – parare, ma se volete uno spadaccino realistico, fareste meglio a scegliere un cavaliere, un nobile o un personaggio affine.
Dite che è banale? Be’, Ragazzo Impavido non ha da temere nessuno, in quanto a banalità. Chiarito questo, vi basta studiare bene la struttura della spada, la sua manutenzione e le tecniche di combattimento. Anche qui, credo che non sarebbe male limitare un po’ i termini tecnici per indicare i singoli colpi. Ma magari è solo una questione di gusto personale.
ASCIA
Vichinghi, nani e barbari hanno contribuito a far crescere il fascino di quest’arma, ma anche qui non bisogna eccedere con i luoghi comuni. Vediamo un po’ di cosa si tratta.
Innanzitutto dimenticate la maledetta bipenne. Non serve. È stata usata in maniera molto marginale e, sorpresa delle sorprese, le teste dotate di due lame erano particolarmente piccole, come ho potuto vedere a Creta, la patria della labrys (quelle particolarmente grandi venivano usate come offerte votive o decorazioni).
Questo perché?
Uno, per l’aumento della quantità di metallo, che comporta un ovvio aumento dei costi. L’ascia è un’arma popolare ed economica, ricavata da un utensile di uso quotidiano: non ha senso rinunciare a uno dei grandi vantaggi che offre. Due, perché raddoppia il peso, e l’ascia è già sbilanciata di suo. Tre, perché due lame non servono davvero: fanno solo scena. Meglio un paio di accette corte, maneggevoli e affilate, se proprio dobbiamo strafare.
Detto questo, passiamo un po’ a vedere qual è il target per l’ascia. Innanzitutto serve una persona dotata di una certa forza, a meno che non si tratti di una specie di tomahakw americano, piccolo e maneggevole. Non servono né ricchezza né un grande addestramento, ma una buona dose di lucidità nel combattimento: chi usa l’ascia deve puntare ad assestare pochi colpi letali. Gli amanti dei giochetti di prestigio alla Xena farebbero meglio a restare lontani da quest’arma, facile da calare ma lenta da recuperare. Inoltre, è bene ricordare che anche se l’ascia deriva da un attrezzo pensato per tagliare la legna, ci sono differenze notevoli tra i due tipi: quella da guerra ha una lama più sottile e leggera (la carne è meno dura del legno) ma al contempo il taglio è più largo. Un buon esempio di ascia da guerra è la barbuta (skeggox, alla vichinga), che oltre ad avere un ottimo rapporto tra peso e dimensioni può anche essere usata per agganciare e/o abbassare lo scudo del nemico. L’ideale, in combinazione con un’arma secondaria.
Tornando all’amato Ragazzo Impavido: l’ascia può risultare molto più credibile, nel suo caso. Magari è un semplice boscaiolo che, per un motivo o per un altro, viene arruolato e utilizzato per quello che sa già fare: menare colpi con l’ascia. In questo caso dovrebbe sviluppare solo esperienza sul campo e quel filino di freddezza che permette di colpire un uomo come se fosse un pezzo di quercia. Già più realistico, no?
LANCIA
Infine passiamo a quella che apparentemente potrebbe sembrare la sorella scema del trio: la lancia. Ho spesso l’impressione che la lancia venga sottovalutata, quando invece si tratta di un’arma utile, relativamente economica e molto diffusa. La quantità di metallo impiegata non è molto ampia, è l’equivalente di un buon pugnale, ma in più la lancia permette di tenere il nemico a distanza, ed è utilissima se usata all’interno di una falange. Nel combattimento individuale non è da trascurare l’uso dell’asta, sia per le parate che per dei colpi di piatto, né va dimenticata la presenza di una punta – generalmente più piccola – sull’estremità inferiore. E poi, a meno che non si tratti di un modello particolarmente lungo e pesante, si presta bene anche ad essere lanciata, prima di passare a un’arma secondaria.
Insomma, perché viene penalizzata?
Forse non ha lo stesso fascino delle altre due. Eppure Odino, il più importante tra gli dèi del pantheon vichingo, ha proprio una lancia come arma. Ha persino un nome, Gungnir, e sorpresa delle sorprese è anche magica. Insomma, Ragazzo Impavido può risultare affascinante (o patetico) anche con una semplice lancia, tra l’altro ben più simile a un utensile agricolo rispetto alla spada. In linea di massima, chi è avvezzo a un forcone non dovrebbe fare troppa fatica a capire come usare una lancia. Certo, non potrà pensare di competere con Re Leonida, che si addestra da una vita. Ma per lo meno dovrebbe riuscire a sopravvivere il necessario per chiedergli perché mai si fa la ceretta. E perché, per Giove, indossa orribili mutande di cuoio.
Vi do appuntamento al 7 Aprile per la prossima puntata!
Aniello Troiano
Bello.
Bell’articolo.
Grazie!
Complimenti sei un grande. Ironico e preparato quanto basta per articoli alla portata di tutti gli scrittori assordati dalla vanità. Bravo
Troppo buono, grazie 🙂
Bell’articolo. Ma l’asta della lancia quanto può essere robusta? Contro un avversario con spada o ascia il rischio di un colpo che la spezzi è plausibile?
Ciao, grazie.
La robustezza dell’asta della lancia varia molto a seconda dei modelli.
In generale, ogni arma inastata rischia di venire spezzata da una spada robusta o da una buona ascia. Quindi sì, è plausibile, e anzi, succedeva non di rado.