Lo so, non si dovrebbe recensire un fumetto alla prima uscita. Quantomeno prematuro, si rischia di emettere un giudizio falsato dall’entusiasmo. È vero, ma quando un mese fa ho visto in edicola quella strana copertina, qualcosa si è agitato in me.
Un uomo vestito color sabbia, con una maschera sadomaso calcata in testa. Due occhi obliqui e una bocca chiusa da una cerniera. Sembra reggere uno zaino, dal quale spunta beffardo un gatto. Come titolo due sole lettere rosse come il sangue, tracciate velocemente.
UT
Titolo: “Le vie della fame”.
Detto fatto, entro e mi trovo tra le mani il primo numero della nuova serie della Bonelli, firmato da Roi (disegni) e Barbato (testi).
Due colonne del fumetto italiano. Lui, Corrado Roi, ha disegnato alcune delle tavole più belle di Dylan Dog (Alfa e Omega, tanto per citare un albo che porta la sua firma, ma ). Lei, Paola Barbato, è la mente dietro a numerosissimi albi dell’indagatore dell’incubo. Insomma, due nomi e una garanzia.
Mezz’ora dopo mi ritrovo a bordo strada, seduto su una panchina, in ritardo sul mio appuntamento. Tutto a causa di questo dannato UT.
Dannato perché mi ritrovo per le mani una storia inquietante, ambientata in una società in rovina, marcia, decadente, antropofaga. I disegni di Roi traghettano la fantasia con segni graffiati, chiaroscuri fortissimi. La mente corre immediatamente al cinema espressionista tedesco, al Gabinetto del dottor Caligari. E non ci si stupisce affatto quando compare appunto un omonimo dottore nella storia.
UT è capolavoro allucinato e deviante, in bilico tra follia e distopia. Per le pagine si dipana una storia macabra, dai risvolti occulti: un mondo in rovina, un’umanità perduta dedita all’antropofagia. Un personaggio inquietante, ingenuo come un bambino e feroce come una fiera, pronto a uccidere chiunque si pari tra sé e il gatto appena trovato. Una città labirintica fatta di vicoli, periscopi e strani abitanti. Un essere senza memoria e dalla forza sovraumana, risvegliatosi da un lunghissimo sonno in una mastaba.
In mezzo a questi elementi, pagina dopo pagina, inizia a crearsi una trama fitta, carica di misteri, allusioni e citazioni. La brava Paola Barbato conduce la sceneggiatura con colpi di scena e battute geniali, lasciando che il lettore venga assuefatto dalla follia e dalla violenza di questo mondo assurdo. Le pagine volano e si arriva alla fine affamati, con ancora più domande di quando si è iniziato a leggere.
È vero, un solo numero è davvero poco per giudicare una nuova uscita. Ma le promesse, i semi malati gettati in questo primo numero sono destinati a germogliare in una metaforica pianta carnivora, pronta a catturare e divorare il lettore che oserà avventurarsi nella surreale e tetra realtà del mondo di UT.
Personalmente sono già caduto nella trappola. Tra pochi giorni uscirà il secondo numero, intitolato “Le vie dei mestieri”.
Nel frattempo attendo, con la testa piena di domande.
Alberto Della Rossa